24 Mag “Ti scrivo questa lettera”, Raffaella Bersani #dopolavoroletterario n. 59
Ho conosciuto Raffaella Bersani durante la prima edizione di Una storia tutta per sé nella versione aggiornata e in streaming per Benbow, qualche mese fa. Non appena ho letto il suo primissimo esercizio, ho capito che la storia di Raffaella era già davanti a lei, a noi. Una storia fatta di allegria e di fratture, di abbandoni e di ritrovamenti con una lingua e una voce talmente personali che la rendono una narratrice fedelissima, a se stessa e alla storia. Due condizioni fondamentali per cominciare a scrivere di sé. Io glielo auguro di scrivere e di finire. Quello che ho scelto è l’ultimo esercizio del laboratorio, quello in cui si scrive una lettera in forma di storia. Lei ha trovato la forma per la sua, se leggerete vi accorgerete che come si impara durante il mio laboratorio autobiografico: la scrittrice c’è, ma non si vede.
(Foto dell’autrice)
Cara Sandra,
abbiamo traslocato ad Ivrea l’anno scorso.
Ho cercato molto questa volta.
Io e Gabriella abbiamo passato parecchi fine settimana a sillonare la zona.
Avevamo trovato una bella casa canavesa,divisa in due alloggi.
Era al piano superiore,soleggiata,in periferia.
Purtroppo la proprietaria ha cambiato idea,ma ci ha affittato un appartamento in un condominio di cinque piani.Noi siamo al primo,sopra al bar,a cinquecento metri della stazione ferroviaria.Vediamo il treno passare dal balcone che dà sui garages.
Mi sono comprata una macchina d’occasione,una Dyane 6,colore carta da zucchero.
Gabriella ha finito qui la quinta elementare.
All’inizio ha avuto dei problemi comportamentali.
Faceva delle crisi isteriche nelle quali si rotolava per terra se arrivavo in ritardo a prenderla a scuola.
Per lei credo sia stata dura adattarsi ad andare a scuola tutto il giorno,a Cascinette era più libera,a mezzogiorno finita la scuola andava a mangiare da mia mamma e poi correva nei prati o andava in bicicletta tutto il resto del pomeriggio.
Le crisi le faceva anche in piena notte,si svegliava di soprassalto e gridava”non voglio morire!”.
E’ ossessionata dalla morte.
A scuola a Cascinette era una delle prime della classe,quando era in terza elementare la maestra la portava con lei in quinta per mostrare agli altri come si scrivono i temi.
Da quando siamo ad Ivrea,è una delle ultime.
Ha sei in tutte le materie.
Se la cava,niente di più.
E’ apatica.
Quando può prende l’autobus alla stazione e va a Cascinette da mia mamma e dai suoi amici.
Qui per il momento non ha amici ed è piuttosto chiusa in sé stessa.
Spero sia una fase di adattamento che passi in fretta.
Era così contenta di venire a vivere con noi.
Per un anno intero,da quando ha saputo che potevo prenderla con noi,è diventata impaziente,affannosa,ancora più sognatrice,a passare delle ore con me a fantasticare su tutto quello che avremmo fatto e vissuto insieme.
Poi la realtà della scuola,dei bambini di città abituati ad orari e vincoli che non aveva in campagna,a dover andare a scuola in autobus invece che a piedi,a mangiare in mensa,ad andare al doposcuola.
Trova che i bambini qui siano più maleducati,dice che la prendono in giro,che lei non ha mai baciato nessuno sulla bocca e i suoi compagni si.
Un altro mondo.
Aveva un cagnolino dalla nonna che la accompagnava a scuola e la andava ad aspettare.
E’ morto l’anno scorso in modo atroce.
Siamo andati dai nonni a Biella ed ha trovato un buco in un recinto.E’ penetrato nel giardino e dei cani da guardia lo hanno massacrato.
Lo sentivamo guaire e non potevamo fare niente,non vedevamo dove fosse.
Alla fine è riuscito in qualche modo a tornare vicino a dove era entrato.
Siamo riusciti a prenderlo.
Non aveva un graffio.
Ma aveva una hemorragia interna.
Lo abbiamo portato dal veterinario che l’ha soppresso,e l’abbiamo seppellito da mia sorella.
Non so se la paura della morte arriva da questo straziante episodio.
Era molto legata al suo cane,ed è morto neanche dopo due anni che l’aveva.
In più era un regalo di Franco,che lei adora anche se lo vede pochissimo.
Pensa che l’ultima volta non si sono visti per un anno,forse più,e lui le ha chiesto che classe facesse.
Spero che anche questo periodo passi.
E tu come stai?
Tuo marito?La mamma?Tua sorella?Abbraccio tutti.
Caterina
Cara Caterina,
mi dispiace tanto che Gabriella fatichi ad adattarsi ed abbia questi comportamenti.
Hai pensato di contattare un bravo psicologo che possa aiutarla a passare questo momento di transizione?
Certo per lei non dev’essere facile cambiare tante cose cosi di colpo;poi aveva delle aspettative troppo alte,e si sa che quando abbiamo aspettative la vita ci delude sempre.
Sono finalmente alla fine della tesi di laurea.
Mi sto specializzando in anestesia.
Mia sorella sta bene,è al secondo anno di architettura e le piace.
Mia mamma sempre negli affari.
La fabbrica languisce un po’ ma lei è una donna determinata,la conosci.
Dura,e determinata.
Da quando il papà è morto non ha più smesso di dedicarsi alla fabbrica del nonno.
Ti ringrazio per avermi dato notizie.
Venite a trovarci a Torino,tu e Gabriella,adesso che hai la macchina.
Potrei provare a parlare un po’ con lei.
Con affetto.
Sandra
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