“Spine” di Carola Maselli #dopolavoroletterario n. 49
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“Spine” di Carola Maselli #dopolavoroletterario n. 49

La scrittura di Carola, che ha frequentato “Scrivere storie fantastiche”, è il contrario di un rovo, è un giardino segreto di cui non si può fare meno, una volta dentro. Ho visto subito la scintilla di Carola, nonostante anche al laboratorio spesso di presentasse con i rovi e le spine che solo eufemisticamente sono raccolti tra le sue chiome. Carola è giovanissima, ma con il suo sguardo sa guardare oltre l’età e oltre le spine, si punge e trasforma il graffio in un bene. Tutti dovrebbero leggerla e darle spazio. Questo è l’incipit del suo racconto a cui  sono più affezionata, la foto è sua.

S P I N E

di Carola Maselli

La sorprese il riflesso di quei rametti. Dall’ultima volta che si era guardata allo specchio era passato diverso tempo. Erano rovi secchi, ruvidi, scuri, ricoperti di spine. Si intrecciavano lungo il busto, si arrotolavano intorno alla vita, formavano boccoli perfetti sulle braccia e sulle gambe. Il suo corpo non era mai stato così bello.

I ramoscelli le aderivano addosso come un vestito, impercettibili e leggeri, senza farle male. Li accarezzò, con le dita saltò di spina in spina, giocando con le sporgenze, tamburellando sui nodi, fino a che non si graffiò. Un seme di sangue le tagliò il palmo della mano in due. Esitò affascinata, poi raggiunse la porta di ingresso e uscì.

Un ultimo nastro di luce tagliava a metà la città, sagomava i palazzi alti sul mare e accoglieva la sua figura spezzata. I fari delle macchine, sfrecciandole accanto, accendevano una spalla di rovi, una ciocca di capelli aggrovigliati, la punta affilata di una spina. Seguì una strada che si apriva su una piazza, uno scampolo squadrato di cemento grigio, merlettato da impalcature di luci sgargianti. Da un palco una band suonava musica popolare, mentre sugli scalini di una chiesa due bambini lanciavano noccioline contro un ambulante.

Un gruppo di amici la superò. Affiancò una ragazza rimasta indietro e passò un ramo sotto il bordo della sua gonna, la agganciò e il tessuto si schiuse come una bocca sottile e nera. Fece scorrere un dito su quelle labbra tese, compiaciuta di ciò che aveva scoperto di poter fare, ma la ragazza si girò, la vide e tentò di scappare spaventata. Prima, però, lei le graffiò la gamba nuda. La sorprese la facilità con cui le spine penetrarono nella sua carne.

 

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