Recensione – La corte degli aranci, Antonella Albano, Edizioni di pagina
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Recensione – La corte degli aranci, Antonella Albano, Edizioni di pagina

La corte degli aranci, Antonella Albano, Edizioni di pagina, pag 308, eu 19

Un’antica masseria sul mare unisce le vite di due donne, a Taranto, in una doppia cornice temporale. Nel 1935 Arcangela è una ragazzina ribelle, anticonformista e contraria al regime. Il suo conforto dall’oppressione maschile è la purezza degli aranci nel giardino di casa. Molti anni dopo, nel 1970, Sabella, al servizio di Jole, ne eredita la magione, la stessa dove è cresciuta Arcangela. «Tu non sai quante volta ho sentito che questo luogo aveva una storia che mi parlava, attraverso gli albero e i frutti, attraverso le pietre della casa.» Le accomuna la convinzione che il percorso di una donna non è segnato da quello di un uomo. Le cose si possono cambiare. Succederà grazie a un agrumeto: simbolo di un sud che resiste e (forse) non esiste più. La corte degli aranci non è il classico melodramma vittimista, in cui accettare un contesto sfavorevole. Albano si affida a una lingua concreta, piena di voci sincere senza facile fragilità. Una storia credibile, con ritmo e personalità.

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