13 Mag Recensione | Janja Vidmar, Pink, BesaMuci
BesaMuci 2023, 172 pp,15 eu
L’adolescente Janca Vidner desidera le cose dei suoi compagni di scuola: i Levi’s, i dischi pop, le sneakers, la comitiva, il primo bacio. Invece, ogni cosa della sua vita nasce con un destino e con un fine dettati dal Governo, a cui i suoi genitori sono devoti. Siamo in Slovenia, alla fine degli anni settanta. Il socialismo di Tito è agli sgoccioli. Nonostante a scuola la chiamino Pink, per il colore che prende il viso quando non si sente a suo agio (condizione frequente), la giovane irriverente al sistema di Tito si sente una diva: «(…) è dalla presa d’aria in cucina, già entrava la puzza dei peperoni imbottiti della vicina. Nella cucina del casermone popolare vicino al parco cittadino la stanza era spaccata in due: da una parte i valori familiari, dall’altra invece la Brigitte Bardot di casa.» Pink è la storia di una Little Miss Sunshine, un po’ più grande e in versione balcanica. La sua tenerezza conquista fino a convincerci che sia facile trasformare la “i” di pink nella “u” di punk. Una gradevole allegoria, scritta con ritmo e senza giudizio, di una generazione cresciuta nei limiti della dittatura e in una famiglia che fonda l’amore sui vincoli, dimenticando la libertà dei sentimenti.
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