12 Gen Nel blu di mamma di Alice Mangiulli – Dopolavoro letterario n. 74
Alice Mangiulli l’ho conosciuta un anno fa. Voleva scrivere un racconto. Solo che non sapeva come. Non sapeva cosa. Non aveva nessuna idea di racconto. Solo il desiderio di mostrare con le parole cosa vedeva. E cosa vedi? Le chiedevo. In un anno abbiamo visto immagini, parole e storie. Abbiamo visto silenzi. Poi è arrivato Blu, una fotografia scattata per l’allenamento “Rubare con gli occhi” in Una storia tutta per sé. Da quest’immagine scattata da Alice, e poi narrata in prima persona dal balenottero, è nato il primo racconto percettivo di Alice dove Alice è sparita e Alice è dappertutto. Da questo momento in poi Blu la accompagnerà, senza abbandonarla, nelle prossime storie che scriverà. Buona lettura!
Nel blu di mamma
di Alice Mangiulli
Ancora un po’ con gli occhi chiusi mamma. Solo e soltanto cullato da te negli abissi dell’oceano. Non sai mai dove vai con mia madre: dritto, in profondità, a nord a sud.
Mi dice spesso che il mare è la nostra casa e che ogni corrente porta con sé un pezzo di tradizione. Non ricordo l’ultima volta che mi sia separato da lei. Mi ha sempre protetto con questo lungo manto. Mi sono accoccolato accanto a lei, sentendo il suo cuore battere lento e profondo. Tu sei la mia casa.
Siamo sempre in costante navigazione non ci fermiamo mai. La mattina ci svegliamo con il canto dei nostri antenati, le balene azzurre. La loro melodia racconta l’albero genealogico; ogni nota parla delle balene che ci hanno preceduto e noi facciamo parte di questa canzone. Cantiamo per comunicare, per orientarci e attrarre i nostri compagni.
Il nostro odore è mischiato dal krill e dalle alghe marine. Ho questo tanfo nauseante che mi accompagna da quando sono piccolo. Il mio lungo mento è appoggiato sul tuo corpo, quando nuotiamo siamo un tutt’uno. Siamo forza, come se fossimo due autoarticolati. I pesci scappano da noi due quando ci vedono. Mi sento forte con te. Come sarebbe la vita senza.
Guidiamo le correnti, affrontiamo le sfide di ogni giorno come quello delle orche che ci annusano e ci vogliono attaccare, ma noi due abbiamo una pellaccia molto forte. Con la tua pinna mastodontica scacci via tutti quanti. E nonostante tutto riesci a proteggermi: come fai mamma?
Sei così grande e potente. Io mi sento ancora piccolo. Ancora un po’ con gli occhi chiusi, mamma. Non voglio crescere, non voglio dirti addio.
Prima o poi mi insegnerai a sfiatare bene? Mi fai uscire quanto basta fuori dall’acqua.
Vorrei sfiatare più spesso e osservare la linea bianca che crea il cielo. Richiama il mare.
Su è più arioso. Ci sono anche gli uccelli mamma?
Il mio occhio ti segue, segna la linea blu del tuo corpo. Il nostro odore ci trova a distanza. Se il mare è grande, i cuori sono legati. Mi sento pronto; conosco quella linea blu. Forse la supereremo, forse non potrai mai lasciarmi.
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