25 Gen “La volta buona” Romanzo di Massimo Lapolla – Dopolavoro Letterario n. 30
Massimo Lapolla deve il suo percorso di scrittura con me a Babbo Natale, che poi è sua moglie che qualche anno fa mi ha contattato per chiedermi: fai scrivere mio marito, altrimenti sta male. Così, ho conosciuto Cesco e Pinin (che per mesi ho chiamato senza i). Ho conosciuto una Torino che resiste alla decadenza, ho conosciuto Massimo che è un essere umano introverso e dunque un narratore delicato che sa quando deve spingere. Ha spinto, infatti, e Cesco e Pinin sono diventati due amici di cui i lettori sentiranno la mancanza. Il romanzo è stato pubblicato da poco per la casa editrice SCATOLE PARLANTI.
LA VOLTA BUONA
Romanzo di Massimo Lapolla
Per quanto si sforzasse di mantenere la calma, l’attesa lo massacrava e gli faceva accelerare il battito cardiaco.
Per la terza volta nel giro di pochi giorni aveva chiesto conferma a sua moglie, prima di scendere di corsa le scale ed entrare nel locale.
Per la terza volta lei aveva risposto senza aprire bocca, annuendo col capo e tenendo gli occhi bassi.
Sebbene fosse stata una scelta difficile per entrambi, credeva che il peso maggiore fosse sulle spalle di lei e, di conseguenza, sentiva il bisogno di rassicurarla e di accertarsi che fosse ancora d’accordo.
Ordinò un caffè ristretto, come avevano convenuto. Lo bevve rapidamente e uscì, stringendosi nella giacca. Entrò nell’auto, parcheggiata a pochi metri dal portone di casa, e abbassò il finestrino. Accese una sigaretta. Poi un’altra. Poi una terza.
Si trattava di far passare poco più di mezz’ora, il prima possibile.
Lo avrebbe visto prima entrare e poi uscire da casa sua, per ritornare al suo lavoro, con passo sicuro, come se nulla fosse successo.
Nel mentre, non riusciva a fare altro. Fissava il vuoto, fumando e tenendo a bada i pensieri. Non aveva né certezze, né garanzie che il piano avrebbe funzionato.
Ma ormai erano in ballo.
Ne avevano discusso a lungo, non era stata una decisione avventata. Avevano provato tutto ciò che c’era da provare. E, per quanto irraccontabile, quella era l’unica soluzione che dava loro qualche speranza di riuscire a realizzare quel sogno.
Quando l’uomo uscì, i loro sguardi si incrociarono, senza nessuna reazione apparente. Fece passare ancora qualche minuto e poi lasciò la sua auto.
La cosa più difficile era tornare su e far finta che tutto fosse rimasto come prima.
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