23 Nov Guestbook – L’arte della gioia
Guestbook è la stanza degli ospiti del mio blog. Questo è uno spazio dove tutti possono, se vogliono, condividere una lettura per consigliarla. La scelta del libro è libera, ma siccome in molti mi hanno chiesto: “come devo scriverlo?”, allora ho ideato questo format qui che è anche un modo per rileggere e ripensare alla mia Goliarda.
#Guestbook, ti consiglio un libro che mi piace
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Titolo libro + nome autore + casa editrice: “L’arte della gioia” di Goliarda Sapienza. Prima edizione italiana per Stampa Alternativa, 1998
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Dalla copertina: “Nel romanzo, tutto ruota intorno alla figura di Modesta: una donna vitale e scomoda, potentemente immorale secondo la morale comune. Una donna siciliana, una «carusa tosta» in cui si fondono carnalità e intelletto, che attraversa bufere storiche e tempeste sentimentali protetta da un infallibile talismano interiore: «l’arte della gioia».Modesta nasce il primo gennaio del 1900 in una casa povera, in una terra ancora più povera. Ma fin dall’inizio è consapevole, con il corpo e con la mente, di essere destinata a una vita che va ben oltre i confini del suo villaggio e della sua condizione. Ancora ragazzina è mandata in un convento e da lí, alla morte della madre superiora che la proteggeva, in un palazzo di nobili. Qui, il suo enorme talento e la sua intelligenza machiavellica le permettono di controllare i cordoni della borsa di casa, e di convertirsi in aristocratica attraverso un matrimonio di convenienza. Tutto ciò senza mai smettere di sedurre uomini e donne di ogni tipo. Amica generosa, madre affettuosa, amante sensuale: Modesta è una donna capace di scombinare ogni regola del gioco pur di godere del vero piacere. Sfidando la cultura patriarcale, fascista, mafiosa e oppressiva in cui vive, Modesta attraversa la storia del Novecento con quella forza che distingue ogni grande personaggio della letteratura universale”.
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Motivo per leggerlo: Sentirsi liberi e libere. Il primo motivo è questo. “L’arte della gioia” è un romanzo sull’arte della libertà. La libertà di scrivere, di leggere, di morire, di vivere, di amare e di odiare. Bisogna leggerlo per scoprire e innamorarsi di Modesta. Ho scritto innamorarsi ma potrebbe anche essere odiare. In fondo in questo romanzo l’odio e l’amore sono la stessa cosa, sentimenti rivolti spesso anche agli stessi personaggi nel corso della storia. Modesta è un personaggio letterario icona. Come Anna Karenina, come Madame Bovary, come il Capitano Achab. Non ci sono Modeste di altri autori prima di lei. Prima di lei ci siamo noi, i lettori che dentro questa donna dalle mille forme e dalla infinite voglie rileggono alcuni pezzi della propria vita. Modesta è una combattente, un’eroina romantica, una stronza, una brava madre, una figlia pessima, una perdente, una vincente, un’arrivista, una buona samaritana. Cambia spesso nel romanzo come cambiano le situazioni storiche e narrative. Ma a una cosa è sempre fedele: a se stessa, a costo di essere ripudiata da tutti, compresi i figli.
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Momento nella vita in cui l’hai letto (o consigli di leggerlo): A un certo punto Modesta dice questa cosa: “Come potevo sapere che la felicità più grande era nascosta negli anni apparentemente più bui della mia esistenza?”. Ecco, io l’ho letto esattamente in quel momento lì. Nel mio buio creativo più grande, e ho capito da quel momento che anche il buio è una forma di vita che merita lo stesso rispetto della luce. Pensa a quando dormi. Massimo rispetto per i sogni. E allora secondo me il momento migliore per leggere questo capolavoro è quando il buio ti acceca, quando smetti di rispettare i tuoi sogni, quando nessuno sembra possa starti accanto accettando quello che sei o vorresti essere.
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Citazione preferita: “Il male sta nelle parole che la tradizione ha voluto assolute, nei significati snaturati che le parole continuano a rivestire. Mentiva la parola amore esattamente come la parola morte. Mentivano molte parole, mentivano quasi tutte. Ecco che cosa dovevo fare: studiare le parole esattamente come si studiano le piante, gli animali… e poi, ripulirle dalla muffa, liberarle dalle incrostazioni di secoli di tradizione, inventarne delle nuove, e soprattutto scartare per non servirsi più di quelle che l’uso quotidiano adopera con maggiore frequenza, le più marce, come: sublime, dovere, tradizione, abnegazione, umiltà, anima, pudore, cuore, eroismo, sentimento, pietà, sacrificio, rassegnazione. Imparai a leggere i libri in un altro modo. Man mano che incontravo una certa parola, un certo aggettivo, li tiravo fuori dal loro contesto e li analizzavo per vedere se si potevano usare nel mio contesto. In quel primo tentativo di individuare la bugia nascosta dietro parole anche per me suggestive, mi accorsi di quante di esse e quindi di quanti falsi concetti ero stata vittima”.
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