31 Dic Essere intollerante – Il mio augurio per il 2016
La parola del 2015 per me è INTOLLERANTE. Io non avevo intolleranze fino al 2015. E non mi riferisco ad alcuna forma di razzismo, sessismo, snobismo, egocentrismo. Intolleranze alimentari. Mi limito a questo ambito. Essere intollerante a una verdura, una proteina, un latticino, una qualsiasi cosa. Ho scoperto, intorno a me, che ci sono più intolleranze alimentari di nuvole in cielo. E di nuvole in cielo ce ne sono sempre parecchie, almeno sulla mia testa.
INTOLLERANTE è la mia parola perché l’ho usata per la prima volta quest’anno. Sono circa 35 anni che non mangio parmigiano/grana. Da un trauma infantile subito alla scuola materna. Sono quindi circa 35 anni che (almeno in Italia) prima di mangiare in qualsiasi posto (a volte anche in pizzeria) sono costretta a dichiarare: “per me senza parmigiano” e, subito dopo, a rispondere all’impellente domanda: “come mai?”, con un ansioso “perché non mi piace, mi fa proprio schifo, lo odio, mi fa venire il vomito, va bene?”. Di solito dopo questa mia risposta, la maggior parte delle persone si stupisce, si dispiace, si chiede se io sia “diversa”.
Dopo tutti questi anni ho deciso, spinta da un ingenuo istinto emulativo, a cambiare la mia risposta in: “perché sono intollerante”. Per tutti adesso è un sollievo. È bastata una parola. Una parola che io detesto e che credo di aver pronunciato (riferita a me stessa) poche volte. INTOLLERANTE. Eppure, funziona.
Adesso sono libera di non mangiare il parmigiano. Adesso sono intollerante anche io.
Questo è il mio augurio per il 2016. Non di essere intolleranti. Ma di trovare la parola giusta. Che ognuno di noi riesca a trovare la propria parola magica. L’unica che ci rende liberi di essere noi stessi.
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