13 Set “Cara amica”, lettera a Goliarda Sapienza su Libroguerriero
Cara Goliarda,
quando ti penso sento l’odore dei limoni. Un odore che incornicia le mani, che sa essere infinitamente aspro pur essendo buono. Quando penso a te sento questo odore falsamente ingannevole e gentile, come la tua scrittura.
Mi sei venuta in mente, Goliarda. Tu che da ragazzina sognavi di diventare Jean Gabin, che hai vissuto la svalutazione dell’intelletto femminile in un modo che apprezzo e spero di poter emulare sempre: fottendotene! (Scusa il termine, ma sono cose in cui è meglio azzardare.) Questo è l’atteggiamento che perseguo con la differenza che tu hai lottato, io mi limito a preservare uno spazio dal quale osservare. Fottendomene, con consapevolezza.
Cosa penso della questione femminile legata al lavoro letterario, in particolare? Mi è capitato di sentirmi discriminata, di essere sempre e solo la sorellina della crew, di provocare un certo scioccato fastidio di fronte all’autonomia di pensiero e azione (letterarie)?
Sì.
Come reagisco?
Fottendomene. Come diresti tu. Forse è una forma di presunzione, forse di difesa. Tutte e due. Intanto, osservo e ti scrivo.
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