23 Nov “A tavola con amore” di Patrizia Laquale #dopolavoroletterario N.9
Quando ho conosciuto Patrizia, quando abbiamo parlato per la prima volta, quando mi ha detto: vorrei scrivere un libro, mi aiuti? Sapevo che sarebbe finita così. Che non solo il libro l’avrebbe scritto, finito e pubblicato ma che sarebbe diventata lei stessa un contenitore di storie per i suoi lettori. Così è stato, così è. Dopo un breve percorso di writing coach (le ho provate tutte per spaventarla, ma lei niente ostinata: si è messa a scrivere anche mentre non scriveva) ed eccola qua. Fresca di stampa e in libreria con il suo “A tavola con amore“. Leggetelo e seguitela nella sua casa di delizie, Maison Lizia. Non ho scelto di pubblicare un brano del libro ma un inedito (che non leggerete nel libro) che risale ai tempi in cui abbiamo lavorato insieme. Eccolo qua.
(Stralci tagliati di “A tavola con amore” di Patrizia Laquale)
“C’era un posto che la calmava più di ogni altro , era la sua cucina. Nella sua vita in qualsiasi cucina si fosse ritrovata era sempre a suo agio fra pentole, fornelli e con i suoi utensili. Ogni volta che aveva bisogno di ritrovare se stessa si ritrovava come in automatico come x magia a sciogliere il cioccolato. Cioccolato che la inebriava, la rassicurava , gli entrava nelle viscere, nel cervello, facendole dimenticare qualsiasi cosa. Poi il cioccolato si univa al burro come in un matrimonio perfetto. 1,2,3, 4 uova: 1 per volta finché il tuorlo e l’albume si univano perfettamente. Pensava. Pensava alla sua vita a quando da ragazza aveva incontrato il primo amore. Pensava alla primavera della sua vita e poi ai suoi figli, alle cene tra amici, ai sacrifici, tutto scorreva come in un film mentre mescolava burro, uova e cioccolato.E come in film lei guardava la protagonista. Non essendola.
Era ora di aggiungere lo zucchero, di amalgamare questi granelli di dolcezza per fonderli con la sensualità del cioccolato, qualche cucchiaio di farina di mandorla: dolcezza sposata alla concretezza.
Aspettando il lento cuocersi della torta, continuava a pensare come la vita fosse una stagione ciclica e come lei le avesse attraversate tutte le stagioni, ma non solo, se si fermava a pensare ai singoli elementi della sua vita ritrovava le stagione in ogni elemento, il primo amore della primavera, poi l‘enfasi e il calore dell’estate, fino all’autunno, alla pace e alla dolcezza. Era stato cosi con i sui figli, la gioia della primavera nel vederli crescere con le loro ambizioni e i loro sogni, il loro esplodere e poi ancora il loro sistemarsi. L’inverno. Eccola li, sola. La dispensa era un rifugio, il suo confessionale.
Molte volte si era ritrovata a parlare da sola a voce alta con una marmellata, ricordando il momento il cui le albicocche diventano composta o con le more o con quella bottiglia di vino che conservava per le occasioni speciali.
Sorridendo ai suoi pensieri si diresse in cucina pronta a farcire la torta. Era giunta al passaggio più difficile, richiedeva attenzione non poteva più perdersi nel flusso dei suoi pensieri, la glassatura doveva essere perfetta, lineare, lucida…la sua corazza”.
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