Questa è una parte della newsletter che ho mandato a febbraio. Se non siete ancora iscritti, ci sono dei motivi per farlo ora.
Di cosa parlo: John Fante, esordire, resistenza editoriale, autosabotaggio letterario, sorprese
“Per scrivere bisogna amare e per amare bisogna capire”. La frase che ho inciso sulla testata del letto è questa. Quella del titolo della newsletter è una mia rivisitazione. La frase originale, invece, è una citazione di un autore che amo molto, che ha scritto un libro che amo molto. Amo molto “Chiedi alla polvere” di John Fante, uno di quei romanzi che considero amuleto. Un testo anziano, del 1939, una storia universale. Eterna. Quella dell’aspirate scrittore che in attesa di pubblicare il suo primo romanzo fa di tutto per evitarlo, a volte inconsciamente altre volte con consapevolezza.
L’auto-sabotaggio tra gli autori, e non solo esordienti, è un dettaglio che racconta un’universalità: la paura di farcela. Con il mio amico Demetrio Paolin (di cui a marzo uscirà il suo ultimo maestoso o romanzo: “Conforme alla gloria”, Voland) discorro spesso di questa cosa dell’autosabotaggio e, di recente, in una nostra conversazione, è venuta fuori una cosa che entrambi pensiamo ma che entrambi neghiamo il minuto dopo. Che senso ha pubblicare? Ha un senso insensato. Il che non significa che sia inutile o non auspicabile. Non è quello. La direzione della scrittura deve, prima di tutto, essere quella di terminare una storia. Finire un discorso. Forse per questo ci si boicotta. Per non finirlo.
La paura del giudizio e l’aspettativa editoriale sono un grosso ostacolo per la scrittura. Mi cercano, spesso, persone con un bel progetto in testa ma tantissima paura di realizzarlo. Paura che il sogno si avveri o paura che il sogno non si avveri? Nella mia affollata esperienza di scouting letterario ho ricevuto entrambe le risposte. E se ci penso anche io, ecco, risponderei: entrambe.
Quindi come si fa a non autosabotarsi?
Tanto per cominciare, si scrive. Non serve una storia perfetta. Serve un discorso completo. Serve un progetto, un’idea di scrittura.Tutto il resto, il perfezionamento, la limatura, l’impostazione del manoscritto e la ricerca dell’editore ideale – perfino la trama – sono passi che devono necessariamente venire dopo. Dopo aver compreso qual è la storia che stiamo raccontando. Solo dopo aver portato a termine il proprio discorso, si passa alla fase più temuta, e anche meno facile. Cercare un editore. Perché quando si è finito un discorso si vuole, come minimo, raccontarlo a qualcuno e questo qualcuno, prima dei lettori, è l’editore.
Per scrivere bisogna amare e per pubblicare bisogna combattere? Sì.Per farlo le strade sono tante e la parola che bisogna tenere in mente molto bene è RIFIUTO. Sarete rifiutati fino a quando troverete l’editore giusto, quello che vede nella storia che avete scritto una forma di amorosa corrispondenza.
La ricerca di un editore, e dunque ripeto di un pubblico di lettori, è un aspetto che va valutato con attenzione. Editoria, piccola media grande, che differenza c’è? Poche settimane fa, lo scrittore Giacomo Verri, ha cominciato un discorso intorno al ruolo della piccola e media editoria italiana, discorso suggestivo per il paragone con la Resistenza partigiana.
Conosco molte persone che hanno pubblicato con estrema difficoltà il loro primo romanzo, e anche il secondo per la verità; conosco ancora più persone che invece non hanno trovato un editore e ne conosco pochissime che si sono arrese e hanno abbandonato l’idea. Molto sta nell’avere dimestichezza con il mestiere di scrivere fatto di fallimenti, di rifiuti, di sabotaggi ma anche di ostinazione. Un primo consiglio è NON PUBBLICARE A PAGAMENTO. Nessun editore dovrebbe chiedere soldi a un autore. Se lo fa, allora il rifiuto deve essere dell’autore nei confronti dell’editore. Sempre.
E adesso la sorpresa. Questa newsletter torna il 7 marzo. Per tutti gli iscritti (già presenti e per quelli che si iscriveranno da oggi fino al 6 marzo) ci sarà la possibilità di provare un percorso di scrittura. Gratuito. Le regole del contest le pubblicherò, la prima settimana di marzo, sul mio blog.
Scriviamoci presto.
Alessandra |
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