13 Mag Recensione | Maxence Fermine, Dance me to the end of love, Anima Mundi Edizioni
Anima Mundi Edizioni 2023, pag. 88, 15 euro
Dance me to the end of love, uscito da poco in anteprima mondiale per l’otrantina Anima Mundi, è la dichiarazione d’amore che Maxence Fermine, tradotto in tutto il mondo per il bestseller “Neve”, fa all’artista che l’ha ispirato fin da ragazzo. Leonard Cohen conosceva la fatica di essere Leonard Cohen anche prima di diventarlo. Nel 1960, era solo e senza un soldo. In Canada, dove era nato, lo emarginavano e a Londra, dove si era trasferito, c’era troppa gente per un Prometeo underground che dall’oscurità tira fuori una profondità straordinaria. A meno di trent’anni, sceglie di scappare sull’isola greca di Hydra, inseguendo il sogno di vivere scrivendo. È qui che incontra la sua musa: Marianne Ihlen, modella norvegese in vacanza con il marito e il figlio. Lui il polo nord, lei il polo sud. A unirli un’insoddisfazione cronica per la vita. Un sentimento scorretto eppure naturale che li unirà per sempre. Quest’amore eterno e a prima vista è lo spunto con cui Fermine ci immerge in un racconto nostalgico e pieno di grazia, che «non ha altra ambizione che quella di abolire il confine tra romanzo e poesia».
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