Recensione | Graziano Gala, Sangue di Giuda, minimum fax
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Recensione | Graziano Gala, Sangue di Giuda, minimum fax

minimum fax 2021

“Sangue di Giuda” di Graziano Gala, salentino di Tricase qui alla sua prima prova – ben superata – con un romanzo, è una storia di provincia che si discosta dal solito racconto affettato sul sud dell’anima. L’anima non serve, come non serve quella fastidiosa distinzione, che chissà perché bisogna fare quando si tratta di storie a sud, tra buoni e cattivi. Per dirla con il suo protagonista Giuda Iscariota: qui fanno tutti schifo. “Nu classico paese meridionale, co’ e rivoluzioni che durano quantu na partira ‘e pallone.” Evviva. Di questo deve occuparsi la letteratura, di spigoli amari, di anime sradicate, di legami repellenti. Giuda poi, fa più schifo di tutti. Infatti splende, non appena comincia a narrare: “Mi porto addosso il nome ca m’ha ‘mpresso mio padre na sira, e me l’ha ‘mpresso co’ o sanghe“.

Giuda è uno sfasulato, perennemente in cerca di un motivo per stare al mondo. Ma non è uno sconfitto, a lottare manco ci prova. Complice il degrado che Gala erge a canone di insaziabile suggestione letteraria. Cresciuto nella violenza più inaudita, quella dentro casa, Giuda è un uomo di sessant’anni eppure sembra un bambino con quello sbiascicare spaesato da ogni minimo cambiamento: ” ‘A testa me piomba a mmenz’u stommacu“. Così il furto del suo televisore, da cui parte la vicenda, innesca involontariamente una serie di episodi e malefatte da cui pian piano vengono fuori tutte le verità disgraziate del paese.

Scritto nella lingua ca me port’appresso, una lingua inesistente che unisce la musicalità del dialetto al disagio di essere sempre da un’altra parte rispetto al resto del mondo, “Sangue di Giuda” è una tragicommedia cinica che poteva sbavare e invece non sbava. L’equilibrio tra voce e storia mette d’accordo sia chi cerca una trama e sia chi, invece, preferisce farsi trasportare dove vuole chi scrive, anche se chi scrive porta dritto dritto in un deserto rosso di un sud eroso da se stesso, crudele e irresistibile. 

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