20 Gen La piccola Resistenza dell’editoria italiana
A proposito di piccola editoria, Giacomo Verri, scrittore , qualche giorno fa si è chiesto se e come questa possa essere paragonabile alla Resistenza italiana. L’articolo, commissionato dalla rivista nazionale dell’anpi, Patria Indipendente, ha un complesso ma chiaro punto di vista sulla situazione attuale. Consiglio infatti di leggerlo per intero qui
Io, invece, ho scelto questo passaggio, quello finale, dal momento che l’interesse maggiore consiste, per me, nel capire se e come lavorare, ma anche pubblicare, oggi nella piccola editoria possa essere paragonabile o meno alle lotte dei compagni partigiani contro il fascismo.
Giacomo Verri scrive:
Resistere significherà quindi mettere un freno alla marcia a tappe forzate imposta dal mercato, vorrà dire opporre alla frenesia una tenace perseveranza. Perché? Perché comunque mancherebbe un motore sufficientemente aggressivo, perché a correre a rotta di collo tutti insieme si finisce per cadere, e perché ogni libro – ben più di un diamante – dovrebbe essere per sempre.
Sollecitata dall’autore, e da questa conclusione, con cui sono in buona parte d’accordo, ho messo in ordine il mio punto di vista che sintetizzo qui, e dico:
Lavorare nella piccola e media editoria non significa compiere una Resistenza partigiana. Per assurdo, la resistenza, la vera lotta, è fuori da questi contesti. In circuiti totalmente “handmade o selfmade”. Nelle scelte che non si fanno. Oggi il contesto della piccola e media editoria racconta una fase in cui non c’entrano più gli ideali condivisi e non c’è un solo nemico da combattere. Viviamo la fase “cane che si morde la coda”. Le cose migliori le pubblica la piccola e media editoria ma questa, guardiamo in faccia la realtà, di fatto non esiste. Pubblica cose buone, anche ottime, anche meravigliose, però non esiste. Non è sul mercato a sufficienza, non ha nessuna forza nelle recensioni, ha una vita brevissima. Per cui se di Resistenza si tratta allora è soprattutto una resistenza elettrica: capace o incapace di far passare “elettricità” (idee, risorse, progetti) per ottenere energia. Pubblicare un libro che arrivi a più lettori possibili; mantenere in piedi piccole aziende in grandi difficoltà; preservare il proprio ruolo all’interno di una redazione; valorizzare a livello nazionale il lavoro di una squadra di provincia è oggi una lotta, una resistenza, ma individuale.
Mi piacerebbe sapere se regge questo discorso Resistenza/piccola editoria e intanto ringrazio Giacomo per la vitalità delle parole e delle idee.
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